La Storia di Vicovaro

Vicovaro nell'era Antica

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Vicovaro - ...
Vicovaro - Panorama con vista sul Palazzo Cenci Bolognetti Vicovaro - Panorama con vista sul Palazzo Cenci Bolognetti
Per chi si addentra nella valle dell'Aniene, dopo circa 13 chilometri da Tivoli, ecco Vicovaro, posto su un ripiano di incrostazioni fluviali sull'ultima propaggine dei Monti Lucretili.
La località sulla Valeria, antichissimo percorso di transumanza, fu ricca di insediamenti preistorici come testimoniano i vari ritrovamenti scoperti nel circondario tra cui quello avvenuto nella zona prossima alla confluenza del Licenza coll'Aniene, la cosiddetta "Grotta della Sirena", oggi distrutta per la costruzione dell'autostrada, ove nel maggio del 1865 durante lavori di cava vennero rinvenute, in grotticelle naturali, due tombe risalenti al periodo Eneolitico e contenenti degli scheletri, delle armi in selce

e e vasi ad impasto nero.



Altre quattro tombe, sempre ad inumazione con i resti di almeno 14 individui, ascrivibili al periodo Neolitico - Bronzo finale, vennero scoperte poco distanti, sotto la "Rupe" di s. Cosimato, il 23 agosto 1912 nel costruire la diga sull'Aniene.
L'odierno centro abitato è l'erede della romana Varia, posta ai confini del territorio degli Equi, che la tradizione locale, in verità, pone nelle località "Quarto del Piano" e "Mammalocchi" confondendo i vasti avanzi di costruzioni poligonali di ville agricole del periodo romano con antiche mura di città.
Varia fu annessa nella divisione attuata da Augusto alla tribù Camilia (la stessa di Tibur), e la sua giurisdizione allora si estendeva sino alla Valle Ustica, l'odierna valle del Licenza, località nota per la villa rurale che Mecenate nel 32 a.C. aveva donato ad Orazio.

 

E il famoso poeta latino affermava nelle sue "Epistole" che a Varia solevano andare cinque dei suoi dipendenti per trattare la "cosa pubblica":

Villice sylvararum et mihi me reddentis agelli

Quem tu fastidis habitatum quinque focis et

Quinque bonos solitum Variam dimittere patres.


L'esistenza del "municipium" di Varia, contestato da alcuni storici, è confermata dall'iscrizione onoraria C.I.L. XIV, 3472, ritrovata nel secolo XVIII presso la fontana pubblica, di fronte al Palazzo Bolognetti di Vicovaro e conservata ancora oggi nello scalone d'onore dello stesso edificio.

L'epigrafe ricorda la dedicazione di un "balneum municipibus et incolis" da parte di M. Helvius Rufus "Primipilo" insignito della corona civica, iscritto alla Tribù Camilia:M(arcvs) HELVIVS M(arci) F(ilivs) CAM(ilia tribv) RVFVS CIVICA PRIM(vs) PIL(vs) BALNEVM MVNICIPIBVS ET INCOLIS DEDIT

Varia, oltre che dal poeta venusino viene ricordata da Strabone che nel suo "Rerum Geographicarum", nella descrizione che ci dà della Via Valeria afferma che questa "…comincia da Tivoli e conduce nel territorio dei Marsi ed a Corfinio, città primaria dei Peligni […]. Lungo il suo percorso sono le città latine di Varia, Carseoli e Alba…".



Adriano nella nuova divisione che fa dell'Italia la include nella Provincia Valeria. Nella "Tabula Peutingeriana" Varia è posta sulla Valeria all'ottavo miglio da Tivoli ("Tibori") e cinque miglia prima dell'odierna Ferrata ("ad Lamnas"). Il primo che localizzò l'antica Varia in Vicovaro fu il Cluverio: "non est dubium esse oppidum quod nunc in dextera Anienis ripa vulgo vocatum Vicovaro, quando et nomen et intervallium probe convenient…", seguito poi in tale attribuzione dall'Olstenio, dal Fabretti, ecc.

 


Nei secoli precedenti il XVIII, il toponimo Vicovaro venne interpretato come "Vicus Varronis" o "Vicus Vari" (Villaggio di Varrone, Villaggio di Varo), dal Biondo, da Pio II, dall'Alberti, dal Mirzio, dal Corsignani, ecc. Marco Antonio Sabellico (1436- 1505), l'illustre umanista nativo di Vicovaro, chiamò la sua terra natale "Vicus Varronis" o "Vicus Valerius", supponendo anch'egli, al pari d'altri scrittori, un'ipotetica città di Valeria e ciò per un'erronea trascrizione del già citato passo di Strabone e per un'inesatta traduzione di un brano della biografia del papa marsicano Bonifacio IV.

 

Le testimonianze archeologiche del passato romano di Varia sono parecchie.

Nel centro abitato:

- a piazza S. Sabino resti di un edificio rettangolare su un podio di "opus coementicium", con pareti che s'innalzano per circa tre metri in "opus mixtum" e pavimento in cocciopesto.La costruzione venne adibita sin dal primo medioevo a chiesa dedicata a S. Sabino vescovo;

- due ambienti rettangolari paralleli, ma non intercomunicanti, sottostanti l'odierna piazza S. Pietro. I locali con mura in reticolato a tasselli di tufo nero, sono coperti ognuno da una volta a schiena d'asino (forse posticcia, come la parete di fondo). I resti sono accessibili da una proprietà presso il Vicolo di Sara (vicolo de' Tassara), a destra della Piazza.



- Nei sotterranei della chiesa di S. Salvatore, a circa sei metri sotto il piano della chiesa, un arco a tutto sesto con nove cunei di "cardellino", dal diametro di metri 1,60 e dallo spessore di cm. 59. Passati i resti di un secondo arco a sinistra, un muro in reticolato con tasselli di tufo nero di tre metri che tampona gallerie scavate nella roccia;

- altre tracce di muro in reticolato sono visibili in uno scantinato sotto l'odierna Via Corte Vecchia (proprietà Gargiuli). I resti della muratura s'inoltrano sotto l'odierna sede stradale.

Vicovaro - ...
Vicovaro - Fontana pubblica su sarcofago Vicovaro - Fontana pubblica su sarcofago

- il sarcofago con parte frontale strigilata posto come fontana pubblica a piazza Regina Margherita davanti a Palazzo Bolognetti, al centro, adattato come fronte, il frammento dello stesso con la raffigurazione di due sposi nella "dextrarum iunctio" con il genio dell'imene; nei brevi lati del sarcofago, che funge da vasca, due scudi ovali con al centro un'ascia bipenne.

- le poderose mura in bell'"opus quadratum" di "cardellino" che sostruiscono la zona sud verso il fiume Aniene e che raggiungono l'altezza di trenta metri circa con 14 - 15 filari; un secondo tratto più rozzo è visibile sotto le arcate della chiesa di S. Antonio: tra i due tratti di mura passava la via Valeria; ecc.




Fuori della cerchia muraria:

Chiesa di S...
Chiesa di Sant'Antonio Abate - Vicovaro - Particolare del Colonnato Chiesa di Sant'Antonio Abate - Vicovaro - Particolare del Colonnato

- le quattro belle colonne in breccia che adornano il portico della già citata chiesa di S. Antonio che, a dire degli antichi scrittori, provengono dalla località "Quarto del Piano".

- i capitelli d'ordine dorico con interessante decorazione, assegnabili all'età dei Flavi, sembrano provenire da una villa in località "Fonte Parzio";

Sarcofago d...
Sarcofago di Meleagro rappresentante la caccia del Cinghiale Caledonio Sarcofago di Meleagro rappresentante la caccia del Cinghiale Caledonio
- il cosiddetto sarcofago di Meleagro, rappresentante la caccia del Cinghiale Caledonio. Bellissimo esemplare del periodo dei Severi - ritrovato nel 1871 in località Boccoccio su terreno proprietà Ottati  ed ora conservato a Roma nella Sala del Camino del Palazzo dei Conservatori;

- il sepolcro monumentale, al Km. 39,450 della via Valeria, dopo i "Ruderi di S. Carlo", località "Ficorone". Il sepolcro cilindrico poggiato su un plinto cubico era rivestito di travertino con cornicione marmoreo adornato di bucrani e festoni, già al Museo Lateranense ora, parzialmente ricomposto, al Vaticano nel Museo Gregoriano Profano;

- i ruderi dei già citati "Mammalocchi" con sostruzioni in "opus poligonalis" di villa rurale del periodo repubblicano, con ampliamenti di epoca tarda-romana, conosciuti anche come i "Ruderi di S. Pietro". Il Nibby vide erroneamente nella costruzione in poligonale le mura della città sabina Cameria.



- il sepolcro di Caio Maenio Basso, del I secolo d.C., i cui resti ritrovati nel 1821 furono riedificati, poco distante (esattamente al Km. 42,300 della Tiburtina Valeria) nel (1882 -83) su disegno de Enrico Manni e la direzione dell'allora Ispettore onorario, il marchese Alberto Del Gallo; - i grandiosi resti della "Aqua Claudia" e della "Aqua Marcia" i cui spechi traforano la rupe di S. Cosimato in un dedalo di gallerie. - molti resti di ville rurali e residenziali tra cui quella alla foce del Ronci; quella nella località "Perazzeto" (odierno "Campo Sportivo"; quella al "Prato della Corte" sulla Licinese; l'altra sulla sommità del Colle S. Vito presso l'omonima e distrutta chiesetta, ecc. - infine una discreta quantità di epigrafi e vari materiali architettonici e decorativi disseminati nella zona. ( Testi di Alberto Crielesi)

 

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