Personaggi di Vicovaro

Marcantonio Sabellico

Marcantonio Coccia detto il Sabellico - VicovaroMarcantonio Coccia, detto il Sabellico, nacque a Vicovaro intorno all’anno 1448.
Ai suoi tempi il paese faceva parte del feudo della famiglia Orsini del ramo di Tagliacozzo. Le informazioni sulla sua vita e le sue opere le rivela lui stesso nelle sue lettere (Epistolae) che scrisse ai familiari e ai personaggi illustri del tempo con i quali ebbe rapporti di amicizia. Raccolte in dodici libri, esse vennero pubblicate a Venezia nel 1502.



La famiglia Coccia, era probabilmente benestante, la madre Cecilia, morì forse, quando era ancora piccolo. Il padre Giovanni fu alle dipendenze già di Roberto Orsini, partecipando con il principe alla guerra di Calabria. Era in amicizia anche con la potente e ricca famiglia Porcari, che ricopriva in molte località del Lazio, alti incarichi per conto dello Stato Pontificio. Marcantonio fu il più piccolo di sei figli maschi (Angelo, Troilo, Domenico, Mariotto, Cataluccio), sicuramente ebbe anche delle sorelle di cui non si hanno notizie precise.
L’abitazione della sua famiglia, probabilmente, è stata identificata con l’edificio situato in Via Marcantonio Sabellico, che reca ancora l’edicola con l’annunciazione risalente al XVII secolo.

Marcantonio Sabellico iniziò gli studi di grammatica a Vicovaro sotto la guida di Nicola Carsio, abate del monastero di San Cosimato. Adolescente, si trasferì a Roma insieme al fratello Cataluccio per completare la sua preparazione culturale, ospiti nella casa della famiglia Porcari, vicino la Chiesa della Minerva a Roma.

Qui, seguì le lezioni di famosi maestri come Pomponio Leto, fondatore dell’Accademia Romana, Domizio Veronese, Gaspare Veronese (che fu maestro di lingua latina) e del poeta Porcelio.


Nel ‘400 le Accademie erano molto diffuse. Gli studiosi si riunivano per parlare di letteratura, arti, confrontare opinioni sui più svariati argomenti. Questo, è infatti il periodo che definiamo Umanesimo, caratterizzato da un rinnovato interesse per lo studio delle opere degli autori latini e greci.
I letterati del tempo avevano, all’interno di questi cenacoli, l’abitudine di non chiamarsi con il loro vero nome, ma di prendere quello di famosi personaggi o luoghi del mondo classico, l’appellativo Sabellico si richiama infatti all’antica origine della sua terra natia derivante dalla popolazione degli Equi (antica popolazione dell'Italia preromana appartenente al gruppo sabellico che abitava nelle alte valli dei fiumi Aniene e Imella).
Nell’Accademia Romana conobbe Angelo Fasolo da Chioggia, tesoriere di papa Paolo II.

Alla morte del pontefice, il nipote Marco Barbo, nominato Patriarca di Aquileia, lo designò suo Vicario e il Fasolo chiese a Marcantonio di seguirlo in veste di segretario. Nel 1473, durante una visita pastorale a Udine, il Fasolo lo raccomandò presso i provveditori della città che cercavano un insegnante per le scuole pubbliche.

Il Sabellico insegnò ad Udine per l’anno scolastico 1473-74 raccogliendo grandi consensi e fama. Tuttavia ci fu anche chi criticò il fatto che, nonostante l’impiego, continuasse a dare lezioni private ai figli dei nobili. Queste voci fecero ritardare la riconferma dell’incarico per l’anno successivo.
La risposta di Marcantonio a queste accuse fu la pubblica lettura di un manoscritto intitolato: “In Utini Originem“ (Sulle origini di Udine). La storia della città da lui raccontata e commentata commosse a tal punto la platea, che forse solo allora gli udinesi compresero quale uomo insigne stavano per perdere.


Dopo Udine, visse per qualche tempo a Verona ospite di Benedetto Trevisan, funzionario della prefettura della città. Nel 1485 si trasferì a Venezia: per affermarsi, progettò di scrivere una storia della città dalle origini ai suoi giorni intitolata Historiae Rerum Venetarum (storia della Repubblica di Venezia) in 32 capitoli, suddivisi in periodi di 10 anni. Quest’opera, che divenne testo scolastico di storia, fu talmente apprezzata dai politici e dai nobili che gli valse una rendita vitalizia annua di duecento ducati d’oro. La prima edizione fu del 1486.
Durante il soggiorno veneziano ebbe anche l’incarico di insegnare letteratura latina ed eloquenza presso la scuola pubblica di San Marco.

La sua abitazione fu a Rialto, nelle vicinanze dell’omonimo ponte, successivamente si spostò poco distante nei pressi di San Benedetto dove rimase fino alla morte. Tra gli incarichi prestigiosi che ricoprì occorre ricordare quello di conservatore della biblioteca pubblica (Biblioteca Marciana) conferitogli nel 1487 dal Doge Barbadigo.
A Venezia compose il suo capolavoro: le Enneadi (il titolo originario era Rapsodiae Historiarum) un’opera che raccontava in 92 capitoli le storie di tutti i popoli della terra fino allora conosciuti, dalle origini fino ai suoi giorni. Marcantonio Sabellico si spense a Venezia il 14 maggio 1506, desiderando di essere sepolto nella Chiesa di S. Maria delle Grazie.

Inoltre, tra gli illustri personaggi, si ricorda: Padre Pietro da Vicovaro, Fra Pietro Fanti, il pittore Antonio Rosati, ecc,.

(Testi Alberto Crielesi)






Le opere del Sabellico
  • De vetustate Aquileiae et Foriiulii, libri 6 (1482)
  • Historiae rerum Venetarum ab urbe condita, libri 33 (Venezia 1487) continuata da Pietro Bembo.
  • Annotationes in Plinium (Venezia, 1487)
  • De Venetis magistratibus (1488)
  • Enneades sive Rhapsodia historiarum (1498-1504), scritto raccolti in 92 libri, tratta di storia universale
  • Opera (Venezia 1502):
    • De situ Venetiae urbis, libri 3
    • Epistolarum familiarum, libri 12
    • Orationes, libri 12
    • De munitione sontiaca
    • De caede Sontiaca
    • De praetoris officio
    • De latinae linguae reparatione, libri 2
    • De officio scribae
    • Poemata
    • Genethliacum Venetae urbis
    • De apparatu Venetae urbis poema
    • De Vicetiae ortu & uetustate
    • De Italiae tumultu
    • De Coriolani luctu
    • De incendio carnico
    • De barionae Cymba
    • De Hunnii origine
    • De inventoribus artium
    • De laudibus Deiparae Virginis elegiae XIII
  • De memorabilibus factis dictisque, Exempla, libri 10 (1507)

 

Fonte wikipedia www.wikipedia.org